Piera, fedele al Signore nella vita quotidiana

Pubblicato giorno 23 settembre 2016 - Comunità

La Comunità dello Spirito Santo ricorda con affetto un’amica speciale

Ottobre 2015: le sue amiche festeggiano il suo compleanno.

Nella serata di venerdì 5 agosto, all’età di settantaquattro anni e dopo oltre dieci anni di malattia sopportata con coraggio e fede che le hanno dato la forza di continuare la sua vita nella maniera più normale e attiva possibile, nella sua abitazione con le finestre che guardano verso la nostra chiesa e circondata dal medesimo amore che il marito, le tre figlie e la sorella con le loro famiglie hanno sempre ricevuto da lei, la nostra amica Piera Mosca in Pirlo è tornata alla casa del Padre.

Figura sicuramente familiare non solo per i frequentatori più o meno assidui della Parrocchia dello Spirito Santo, fin dall’inizio della sua attività nel 1972, ma per tutti coloro che hanno conosciuto la nostra parrocchia per attività vicariali e/o diocesane, Piera è stata per quarantaquattro anni un punto di riferimento costante ed immutato per tutta la comunità parrocchiale, collaboratrice e supporto di tutti i parroci a partire dal fondatore don Federico Cassissa fino a don Giovanni Benvenuto, arrivato tra noi nel 2011 nel periodo più difficile mai vissuto dalla nostra comunità.

Ma soprattutto direi che Piera, “la Piera”, è stata un’amica speciale per tutti noi, perché quando una persona è speciale anche il rapporto con lei non può che essere tale.

I miei primi ricordi della Piera risalgono alla seconda metà degli anni ’80, quando cominciai a frequentare il Catechismo che allora si teneva la domenica mattina prima della Santa Messa parrocchiale delle ore 11, e da allora in poi ho sempre avuto la possibilità di “vederla all’opera” appunto nell’organizzazione e nell’insegnamento del Catechismo, nella preparazione delle attività per bambini e ragazzi, nella preparazione ai Sacramenti: in questo modo ho potuto apprezzare in lei il calore umano e la cristiana disposizione con cui ha sempre invitato, incontrato e accolto le persone al fine di promuovere le attività della comunità parrocchiale, nonché la grande umiltà nel servizio instancabile per la cura della chiesa e le necessità materiali della parrocchia, sempre nel rispetto dell’autorità dei sacerdoti.

Guardando indietro, ma soprattutto pensando a questi ultimi anni in cui sicuramente Piera avrà avvertito fatica nelle attività quotidiane personali e parrocchiali a causa della malattia ma sempre cercando di non farsene accorgere troppo, non posso che pensare alla sua intima somiglianza con la comunità parrocchiale e la sua chiesa: una costruzione moderna e discreta ultima edificata all’inizio degli anni ‘70 in mezzo a tanti palazzoni costruiti negli anni ’60, presidio sempre presente nel quartiere con l’obiettivo di renderlo una famiglia di famiglie, punto di riferimento con vocazione di accoglienza per quanti ne abbiano necessità. E penso che in questi quarant’anni e più la maggior parte delle persone che hanno frequentato la parrocchia abbia avuto come primo ed immediato contatto proprio la Piera.

Febbraio 2016: non passava Carnevale che non trovasse un modo stravagante e simpatico di travestirsi. Per lei la comunità era questo: stare insieme, con gioia, donando gioia, ricevendo gioia.

Riflettendo sulla sua persona mi risulta istintivo pensare alle figure delle sorelle Marta e Maria che il Vangelo ci dipinge nella situazione di accogliere il Signore e a come Piera le abbia ogni giorno della sua vita fuse insieme, nella preghiera costante quotidiana e nel servizio alla sua numerosa famiglia e a quella allargata della comunità parrocchiale, con disponibilità, accoglienza e pazienza per tutti e per ciascuno, senza mai alterarsi o parlare male di alcuno, con un naturale ed istintivo atteggiamento di ottimismo e positività cristiani sempre saldamente realistici e concreti perché basati sulla fede. In breve e con le parole di Papa Francesco, si potrebbe semplicemente evidenziare la sua naturale inclinazione – come ci ha ricordato sua nipote Maddalena alla fine del partecipatissimo funerale nella nostra chiesa concelebrato da numerosi sacerdoti – ad operare per “costruire ponti anziché muri”.

E allora la dipartita della nostra cara amica Piera è diventata un’occasione per ognuno di noi, per ritrovarci in una veglia di preghiera comunitaria in chiesa domenica 7 agosto, per ricordare i tanti momenti (belli e/o brutti) vissuti insieme e i tanti aneddoti di più di quarant’anni della nostra parrocchia, per riflettere sulla nostra vita ed identità cristiana, per fare un esame di coscienza sulle nostre responsabilità personali circa l’impegno dei nostri talenti e sulle responsabilità collettive di azione cristiana nella società e negli ambienti in cui viviamo.

E’ difficile scrivere quello che si prova per una persona cara, perché nessuna parola e nessuna descrizione possono contenere la grandezza dei sentimenti che una persona speciale suscita in noi attraverso la sua azione quotidiana: infatti, come la vita non è un insieme di tappe e obiettivi ma l’esperienza del cammino quotidiano che ci accompagna tra questi, così la vita della Piera è stata un insieme di atti semplici, ripetuti, familiari, premurosi, pieni di fede e carità cristiana, rivolti agli altri.

Nel momento della separazione ho visto in molti la tristezza ed il pianto di fronte alla perdita umana di una persona cara, ma anche la riconoscenza al Signore per averci mostrato attraverso e con Piera la possibilità di vivere una vita “normale” ma buona e veramente cristiana in mezzo agli uomini e per gli uomini: di conseguenza deve essere nostro l’impegno a vivere in questo modo, strumenti di Dio per gli uomini tra gli uomini. E allora, ricordando l’esortazione di don Federico <<La comunità è la nostra grande famiglia: non lasciamo vuoto il nostro posto>>, avremo occupato davvero il nostro posto nella comunità parrocchiale e nella società, senza ingombrare quello altrui ma richiamando ed aiutando gli altri ad occupare il proprio, per essere degni di ricevere la ricompensa invocata nella sequenza di Pentecoste che abbiamo ripetuto ancora una volta insieme durante il funerale: <<virtù e premio, … morte santa, … gioia eterna>>.

A un mese dalla sua scomparsa, lunedì 5 settembre alle ore 21 ci ritroveremo in chiesa per pregare ancora una volta insieme per Piera.

Paolo.

 

Settembre 2015: a pranzo dalla Giovanna con le amiche del Gruppo Donne del Giovedì

Ciao Piera,

qua ti conoscono più o meno tutti, sei stata catechista per tanti bambini che poi, cresciuti, hanno mandato a loro volta i figli, hai seguito tutti loro fino al giorno della Prima Comunione e della Cresima, senza dimenticare gli altri Sacramenti, quelli gioiosi come i Battesimi e i Matrimoni e quelli più tristi, quando qualcuno ci lasciava.

Pensavo, scherzando, che ti mancava giusto la confessione e poi li avevi organizzati tutti.

Ma non ti sei limitata ai momenti liturgici: non mancavi mai a feste, cenoni, polentate o tombolate, eventi di aggregazione altrimenti impossibili in questo quartiere, abbarbicato su una collina di cemento, dove la tendenza è quella di chiudersi la porta alla spalle dimenticandosi che siamo tanti, tutti vicini eppure apparentemente così lontani.

Insomma, il termine “istituzione” riferito a te non è certo esagerato e immagino che, anche se sei una delle persone più modeste che conosca, ti si riempia il cuore di gioia a vedere quante persone sono venute questa sera per salutarti.

Ho avuto la fortuna di conoscerti un po’ meglio negli ultimi anni anche al di fuori dello Parrocchia Spirito Santo e posso dire non c’era differenza fra la tua figura di vice-parroco factotum e quella di moglie, madre e nonna: hai sempre avuto per i tuoi cari, compresi noi generi, la stessa dedizione, lo stesso genuino entusiasmo che avevi per le faccende di chiesa, anteponendo gli altri a te stessa, non vantandoti mai del lavoro che svolgevi, talvolta dietro le quinte.

E poi devo ringraziarti perché pur senza darmene mai l’impressione mi ha ricordato un bel po’ di cose. Tanto per iniziare a non avere pregiudizi, a cercare di vedere il buono in ogni situazione e in ogni persona, sempre col sorriso sulle labbra, disposta ad ascoltare e ad accogliere.

Poi che se il Signore ci ha dato delle possibilità, i famosi Talenti della parabola, è perché li dobbiamo mettere a disposizione degli altri, della Comunità. In questo sei stata la dimostrazione vivente di quanto diceva il nostro parroco fondatore, don Federico, quando affermava di non lasciare vuoto il nostro posto nella nostra grande famiglia.

Infine in questi ultimi anni, ti ho ammirato per come hai affrontato la malattia, senza mai lamentarsi o facendolo pesare per un secondo a chi ti stava vicino, anzi, quando si trattava degli altri il tuo corpo pareva che dicesse al Male che era dentro di te: ora lasciami fare un po’, dopo puoi pure riprendere il tuo lavoro.

Penso che tutti noi dovremmo ricordarcelo, quando ci lamentiamo  per cose di poco conto o giustifichiamo le nostre omissioni per piccole magagne di salute o magari perché siamo stanchi.

Mi mancheranno tante cose di te su questa terra, per esempio i pranzi alla domenica, o di Natale, in cui ci volevi tutti radunati nella tua cucina, più eravamo meglio era per te! Li ricordo con piacere anche se stavamo stretti, i bambini facevano un chiasso incredibile e al momento del secondo (che per te era sempre La Pietanza) bisognava alzarsi per prendere i coltelli dal cassetto della credenza che dimenticavi sistematicamente di mettere in tavola.

È singolare che abbia ricordato un momento conviviale, ma in fondo Gesù non ha scelto il pane e il vino come simboli dell’Eucarestia? E tu, non hai forse preso Gesù come riferimento nella tua vita, votata all’amore per il prossimo e alla sopportazione delle sofferenze?

Queste ultime sono finalmente finite, ora non ci rimane che mantenere vivo il tuo ricordo cercando di ispirarci agli stessi principi cristiani di carità e fratellanza che sono stati i cardini della tua esistenza.

Grazie di tutto Piera.

Alberto.